Mi sono occupata dell’arbitraggio PPC qualche tempo fa. Per capire che cos’è l’arbitraggio PPC o AdSense vi rimando al mio articolo di approfondimento.
In questo spazio mi limito a riformulare il quesito a Google, domanda che è stata girata all’Ufficio Stampa italiano della società californiana e che, ad oggi, non ha mai trovato una risposta. Ecco la domanda: perchè in Italia Google permette l’arbitraggio AdSense ad alcune società?
I fatti
Prendo spunto dalla scuola anglosassone di giornalismo che sintetizza in una frase come un articolo deve essere scritto: i fatti separati dalle opinioni. Dopo aver sollevato la questione annosa dell’arbitraggio PPC sui quali Google non si è mai esposta neanche con dichiarazioni ufficiose, ho fatto presente questa situazione all’ufficio stampa di Google in Italia, mostrando loro il contenuto dell’articolo già pubblicato. Il collega, a cui mi sono rivolta, si è mostrato subito disponibile e allo stesso tempo incredulo in merito a quanto stavo denunciando. Mi ha convinta che in poco tempo avrei ottenuto una risposta ufficiale da parte di Google. Risposta che a distanza di un mese e mezzo (la pubblicazione dell’articolo è del 12 aprile 2010) non è mai arrivata (sebbene da me più volte sollecitata).
L’opinione
Chi ogni giorno lavora con gli uffici stampa è conscio che, nella maggior parte dei casi, i colleghi sono “costretti” a mostrare solo il lato bello di un servizio o prodotto. La natura degli uffici stampa, però, non è la “reclame”. Un ufficio stampa nasce per dialogare con i giornalisti, con quelli, cioè, riconosciuti come professionisti dell’informazione. E se viene meno il dialogo vengono meno anche i principi cardini della democrazia.
Non nego che all’inizio avevo pensato che l’operazione trasparenza di Google aveva avuto inizio e che, con un po’ di fortuna, avrei avuto la risposta sperata. L’illusione, pero’, è durata pochi giorni. Amaramente sono stata costretta a constatare, mio malgrado, che la mia era solo un’utopia. All’indomani dell’operazione trasparenza sulle revenue di AdSense sollecitata dalla FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) e non da una giornalista che ha sollevato il caso dell’arbitraggio PPC cogliendo alcune lamentele del mondo AdSense/AdWords, Google continua a tacere su questo mezzo reputato dalla società californiana stessa un illecito ma al cui banchetto partecipa lo stesso motore di Mountain View. Google, evidentemente, ha motivo di dare risposte solo quando c’è l’interesse di grossi gruppi e di poteri economici indiscussi. Lì dove, le risposte non fanno “rumore”, il silenzio diventa uno stile aziendale. In attesa che anche questo muro omertoso venga abbattuto non mi resta che aspettare e sperare ma non posso cancellare dalla mia mente una frase resa famosa da un noto uomo politico: “a pensare male si fa peccato ma si indovina…”
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